Un viaggio lungo la North Coast 500 non può che iniziare (e finire) a Inverness.
Vi dico subito però che noi abbiamo deciso di rimandare ad una prossima volta l’incontro con la capitale delle Highlands, per concentrarci esclusivamente sulla natura scozzese.
Di seguito trovate le nostre tappe in questo primo tratto di NC500, da Inverness a John O’Groats, l’estremo nord della Scozia.
Cosa vedere sulla NC500 da Inverness a John O’Groats
Noi abbiamo percorso questo tratto di costa orientale della NC500 in una giornata: se avete più giorni a disposizione potete sicuramente approfittarne per esplorare con più calma questa zona, aggiungendo ad esempio la visita a qualche distilleria o un’escursione in barca per avvistare i delfini a Chanonry Point.
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Siccome poi amiamo le deviazioni in corsa, ci siamo avventurati lungo la Tarbat Peninsula – che tecnicamente non fa parte della NC500 – dopo esserci imbattuti in una fotografia del bellissimo Tarbat Lighthouse.
- Distanza: circa 200km
- Ore di guida complessive: circa 3 ore
- Deviazione lungo la Tarbat Peninsula: circa 50km per 1 ora di guida
Tarbat Peninsula
Un luogo che è un po’ alla fine del mondo, o all’inizio di uno dei tanti mondi possibili, ma dove sicuramente non si arriva per caso.
Chi si addentra lungo le strade di campagna della Tarbat Peninsula lo fa di proposito, ben sapendo che al termine di questa solitaria lingua di terra – completamente fuori dalle rotte turistiche più battute – troverà lui: il Tarbat Lighthouse.
Con le sue strisce bianche e rosse svetta sulla punta estrema del promontorio sferzato dal vento e che noi a maggio abbiamo trovato ricoperto dal giallo-oro dei fiori di gorse.
Progettato dagli Stevenson, la celebre famiglia di costruttori di fari da cui discende anche lo scrittore Robert Luis Stevenson – è stato inaugurato nel 1830: con un’altezza di circa 40 metri è il terzo faro più alto della Scozia.
Dunrobin Castle
Probabilmente il castello più famoso delle Highlands, escludendo Balmoral Castle noto per il suo legame speciale con la Regina Elisabetta.
Con le sue 189 stanze, Dunrobin Castle è una delle più antiche ed eleganti dimore scozzesi, residenza dei Duchi di Sutherland.
Nonostante le origini medioevali, il suo aspetto ricorda più un castello francese, con le sue guglie coniche che portano la firma di Sir Charles Barry, lo stesso architetto che progettò il Palazzo di Westminster.
Noi ci siamo limitati ad ammirarlo dall’esterno, scendendo fino alla spiaggia lungo la stradina che si stacca dal parcheggio del castello, ma se rimanete in questa zona per più tempo dovete assolutamente visitare anche gli interni e soprattutto gli splendidi giardini ispirati a Versailles.
Orari di apertura e biglietto d’ingresso Dunrobin Castle
Dunrobin Castle è aperto tutti i giorni dal 1° aprile al 31 ottobre, dalle 10.00 alle 16.30.
Il costo del biglietto d’ingresso è di 14,50£ e comprende la possibilità di assistere allo spettacolo di falconeria che si tiene ogni giorno alle 11.30 e alle 14.30.
Whaligoe Steps
C’è qualcosa di ferocemente ostinato nei Whaligoe Steps.
330 gradini di pietra che si dispiegano a zig-zag lungo il fianco delle scogliere e che, per la stessa verticalità con cui si fanno strada verso il mare, ci hanno ricordato la scalinata di Monesteroli in Liguria.
Risalenti al 1786, questi gradini scavati nella roccia – che all’epoca erano qualcuno in più, 365 – si devono alla caparbietà, appunto, del Capitano David Brodie.
Investendo una notevole cifra per quei tempi, ben 8£, promosse la costruzione della scalinata e di un pianoro a ridosso della piccola insenatura naturale alla base delle scogliere in modo che potesse fungere da molo, per consentire così alle barche di scaricare il prezioso pescato, soprattutto aringhe e salmoni.
Deputate al trasporto del pesce erano le donne che, con in spalla pesanti ceste, risalivano la ripida scalinata per poi proseguire verso la cittadina di Wick, a 12km di distanza.
L’ultimo peschereccio abbandonò il molo nel 1960, ma per fortuna questo luogo sospeso nel tempo non è stato abbandonato, con gli abitanti della zona che ancora oggi si occupano della manutenzione della scalinata.
Ritrovarsi in cima alle scogliere – tra il vociare dei tantissimi uccelli che nidificano tra gli anfratti delle rocce, le urla del vento che qui soffia sempre fortissimo e il fragore delle onde che si infrangono contro gli scogli – e poi percorrere questi scalini che diventano, via via, sempre più ripidi, è un’emozione unica.
Un misto tra vertigine e ammirazione per quello che è indiscutibilmente un “monumento alla fatica dell’uomo”.
Come raggiungere i Whaligoe Steps
Nessuna indicazione ufficiale per arrivare qui, zero cartelli e in più pure Google Maps sbarella.
Per arrivare ai Whaligoe Steps dovete superare il villaggio di Lybster e proseguire fino alla località di Bruan, prestando attenzione ad una piccola strada sulla destra in corrispondenza di una cabina telefonica e di fronte ad un cartello che indica – in direzione opposta, da NON prendere – il Cairn of Get.
Svoltate quindi a destra verso il mare e percorrete la stradina fino a raggiungere un piccolo parcheggio sul retro di alcune case (fate attenzione a non parcheggiare nei posti riservati).
Da lì non potete sbagliare: imboccate il sentiero in discesa che vi condurrà rapidamente ai Wahligoe Steps.
Faro di Noss Head e Castle Sinclair Girnigoe
Sembrerebbe che il nome noss derivi dall’antica parola norrena snos, naso, e che questo fazzoletto di terra scozzese sia stato chiamato così proprio per via della sua forma.
Sulla cima del promontorio, a ben 53 metri di altezza, ecco svettare il Noss Head Lighthouse, classe 1849 e progettato sempre dalla famiglia degli Stevenson.
Con una tranquilla passeggiata di circa 20 minuti, si raggiunge lo scenografico Castle Sinclair Girnigoe o, per meglio dire, quel che ne rimane.
Dimora dei Conti di Sinclair, tra i più potenti clan scozzesi, il castello fu costruito intorno al 1470 ed era conosciuto con il nome originario di Girnigoe Castle.
Venne poi successivamente ampliato nel corso del 1600, quando divenne più simile ad una casa-torre di ispirazione rinascimentale con annessa cinta muraria e si iniziò a riferirsi al castello come Castle Sinclair.
Teatro di assedi e battaglie, in quanto situato in posizione strategica, venne gravemente danneggiato dalle truppe di Cromwell durante la Guerra Civile e definitivamente abbandonato a partire dal 1690.
Da allora, l’incuria e l’esposizione ai rigidi elementi costieri hanno ridotto il castello in rovina ma, per fortuna, dal 1998 è stato affidato ad un fondo – il Clan Sinclair Trust – che l’ha salvato dal crollo completo, favorendone il recupero archeologico e mantenendo l’accesso al castello libero e gratuito.
Faro di Duncasby Head e Duncasby Stacks
La tappa che non può assolutamente mancare in un viaggio in Scozia a queste latitudini.
Un luogo in-cre-di-bi-le, che sembra essere uscito direttamente da un romanzo fantasy, talmente bello infatti da non sembrare reale.
Anche qui si viene accolti dall’immancabile faro bianco e ocra, progettato da David Alan Stevenson nel 1924 per guidare le barche attraverso il braccio di mare del Pentland Firth che separa la terraferma scozzese dalle Isole Orcadi.
Dopo aver ammirato il profilo dell’Isola di Stroma e quello quasi iridescente delle Orcadi che appaiono in lontananza, quasi come un miraggio, non vi resta che dare le spalle al faro e iniziare a camminare lungo la vasta distesa erbosa.
Ad un certo punto vedrete comparire davanti a voi i Duncasby Stacks: prima solo le punte e poi ecco i due faraglioni rocciosi rivelarsi in tutta la loro imponenza.
Vi auguro di poterli ammirare in una splendida giornata di sole come è capitato a noi, ma anche se non dovesse essere così sono sicura che l’incanto di questo luogo non svanirebbe comunque!
John O’Groats
Ovvero l’ultimo avamposto abitato della terraferma britannica.
All’estremità opposta di Land’s End in Cornovaglia, anche qui tutto allude al confine: l’ultima casa, l’ultimo pub, l’ultimo caffè…ma se devo essere sincera ho trovato John O’Groats molto più autentico del suo corrispettivo all’estremo sud.
Ma chi era questo John O’Groats?
Jan de Groot – il cui nome venne in seguito anglicizzato – era un olandese a cui Re Giacomo VI affidò, nel 1496, la gestione del traghetto che collegava la Scozia alle appena acquisite Isole Orcadi.
Attorno a lui diverse leggende, a partire dal soprannome groat che sarebbe stato attribuito alla moneta da 2 pence dopo che il nostro uomo ebbe fissato a quel prezzo il costo della traversata verso le Orcadi.
O ancora, sembrerebbe che la casa dei de Groot fosse di forma ottagonale – con otto porte d’ingresso per ciascun membro della famiglia – così come il tavolo, per evitare che si litigasse per il posto di capotavola.
Leggende a parte, simbolo indiscusso di John O’Groats è indubbiamente il famoso cartello che segna le distanze dai vari punti del Regno Unito e non solo.
Una foto qui è d’obbligo e per fortuna, a differenza di Land’s End, è gratis!
Dove dormire e dove mangiare a John O’Groats
Come base non posso che consigliarvi John O’Groats Guesthouse, esattamente all’ingresso del villaggio: si tratta di una delle guesthouse storiche qui a John O’Groats, anche se recentemente c’è stato il cambio di gestione che ha portato qui Leonna e Adam dalle lowlands scozzesi (110£ pernottamento e colazione).
Noi ci siamo trovati benissimo e abbiamo potuto anche cenare direttamente in guesthouse con dei burger buonissimi fatti da Adam, cosa molto comoda perché a John O’Groats le alternative non sono tantissime.
Ci sono infatti solamente un paio di posti per mangiare e se arrivate qui per cena ricordatevi che gli orari sono quelli “nordici”, con la cucina che a una certa ora chiude i battenti:
- The Seaview Hotel, con il ristorante che prende l’ultimo ordine alle 20.00
- The Cabin, solo take away con ultimo ordine alle 18.30.
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