In questo post ho riassunto il nostro itinerario di 5 giorni in Nepal, tra città, villaggi e templi.
Il Nepal è stata una vera sorpresa. E’ infatti un gioiello incastonato nel cuore del continente asiatico, tra l’ingombrante vicino indiano da un lato e l’immenso Tibet dall’altro.
Così piccolo eppure così straordinariamente variegato, con una cultura millenaria e una biodiversità che nel giro di pochi chilometri permette di passare dalla giungla più fitta alle montagne più alte del pianeta.
Proprio per questa ragione, nel nostro viaggio in Nepal abbiamo deciso di concentrarci solo su una zona circoscritta: la Valle di Kathmandu, una regione ricchissima di storia, con ben sette siti dichiarati Patrimonio UNESCO, e densissima di spiritualità.
Itinerario di 5 giorni nella Valle di Kathmandu in Nepal
Come al solito vi ho preparato una mappa per darvi un’idea delle distanze: noi abbiamo fatto base nell’incantevole cittadina Bhaktapur, più defilata e soprattutto meno incasinata di Kathmandu.
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Per spostarci ci siamo organizzati con il nostro hotel, il Planet Bhaktapur Hotel, che ci ha messo a disposizione sia un pulmino con driver sia Padam, la nostra bravissima guida: non posso che consigliarvi di affidarvi a loro, non ve ne pentirete!
Cosa vedere a Kathmandu e dintorni
Kathmandu
Se penso a Kathmandu mi sembra ancora di sentire il prurito alla gola per tutta quelle polvere e quello smog respirati: credo di non avere mai visto una città così incasinata, trafficata e – purtroppo – inquinata.
Ma sotto tutto quello smog, sotto gli strati di quella polvere che finisce per ricoprire ogni cosa, si scorge una bellezza unica, mistica e fiera, terrena ma trascendente.
E così nonostante templi ed edifici ancora mezzi distrutti, il traffico delirante e la confusione, è impossibile non lasciarsi incantare dall’atmosfera speciale di questa città.
Una visita di Kathmandu non può che iniziare dalla bellissima, ancorché gravemente danneggiata dal terribile terremoto del 2015, Durbar Square.
La piazza del “palazzo”, questo il significato della parola durbar, è il cuore della città vecchia: qui si concentrano infatti la maggior parte dei templi e degli edifici tradizionali.
Dichiarata Patrimonio UNESCO nel 1979, per accedervi i turisti stranieri devono pagare 1000 rupie (circa 7€): l’ingresso è valido solo per la data stampata sul biglietto ma, se pensate di trascorrere a Kathmandu più di un giorno, è possibile estenderne gratuitamente la validità per tutta la durata del vostro visto nepalese recandovi al Tourist Office di Basantapur Square.
In realtà l’area di Durbar Square, più che essere un’unica piazza ben delimitata, è costituita da tre piazze collegate fra loro.
Accedendovi da sud la prima piazza che si incontra è Basantapur Square, riconoscibile per essere sempre piena di bancarelle di souvenir.
Da non perdere qui il Kumari Bahal, il palazzo dove dimora la Kumari, la dea-bambina: ogni giorno – generalmente tra le 9 e le 11 del mattino – nel Kumari Chowk, un piccolo cortile racchiuso tra balconate di legno finemente intagliate, è possibile vedere affacciarsi la piccola Kumari.
Ma ricordatevi: fotografare la dea è proibito.
Superato il Gaddhi Baithak, un palazzo dal chiaro stile europeo che sembra cozzare con tutto il resto, si arriva nella vera e propria Durbar Square dove non può mancare una visita all’Hanuman Dhoka, il Palazzo Reale di Kathmandu.
Per individuare l’entrata cercate la statua di Hanuman, il dio scimmia ammantato di rosso, e prendetevi tutto il tempo per esplorare i bellissimi chowk interni.
Il tempio più importante di Kathmandu, il Tempio di Taleju, sorge invece all’estremità nord-orientale di Durbar Square, ma l’accesso è limitato persino agli hindù che possono visitarlo solo in occasione di festività particolari.
Da qui vale la pena uscire dalla città vecchia e spingersi fino al trafficatissimo incrocio di Asan Tole, dove ogni giorno prende vita un animatissimo mercato di frutta, verdura e spezie.
Infine prima di salutare Kathmandu non può mancare una visita a Thamel, il popolarissimo quartiere degli alpinisti e dei backpacker dove andare a caccia di abbigliamento e attrezzatura sportiva scontatissima – perché spesso contraffatta anche se di buona qualità – e souvenir.
Tempio di Swyambhnunath
Situato su un’altura a ovest di Kathmandu, il Tempio Swyambhnunath è una tappa che non può mancare in un itinerario nella Valle di Kathmandu (biglietto d’ingresso 200 rupie).
Il suggestivo nome di “tempio delle scimmie” con cui è anche conosciuto, è dovuto al fatto che per raggiungerlo si percorrere una scalinata di pietra che si inerpica lungo il fianco della collina dove è facile incontrare macachi che si aggirano liberi alla ricerca di cibo.
Il fulcro del tempio è l’imponente stupa bianca sormontata da una guglia dorata su cui sono dipinti gli occhi del Buddha: alla sua base si trovano tantissime ruote di preghiera che vengono fatte girare dai pellegrini che compiono la kora rituale, rigorosamente in senso orario.
La “spianata” della stupa è poi un tripudio di piccoli templi e altri monumenti religiosi, tra cui spiccano anche elementi iconografici indù.
Troviamo così tantissime sculture di Shiva, Vishnu e Brama, ma anche templi minori dedicati alla terribile Kali e all’elefantesco Ganesh, a testimonianza che qui in Nepal buddismo ed induismo non sono due religioni separate, ma ciascuna attinge elementi dall’altra, convivendo in perfetta armonia.
Tempio di Pashupatinath
Pashupatinath è il più importante tempio indù del Nepal: affacciato sulle sponde del sacro (e purtroppo inquinato) fiume Bagmati, è l’equivalente nepalese dell’indiana Varanasi.
Circondati da bancarelle che vendono offerte di cibo benedetto, ghirlande di fiori, incenso, immaginette raffiguranti le divinità e polvere di tika colorata, qui a Pashupatinath si celebra ogni giorno il ciclo della vita pregando Shiva nella sua manifestazione pacifica di Pashupati, il signore del bestiame.
I non indù non possono accedere al tempio principale, ma possono visitare il complesso di santuari minori e affacciarsi sui ghat utilizzati per le cremazioni (biglietto d’ingresso 1000 rupie).
Proprio qui i corpi dei defunti vengono avvolti nei sudari e adagiati lungo la sponda del fiume per poi essere cremati dando fuoco alla pira di legno, non senza però prima aver fatto delle offerte di fiori, cibo e anche soldi per augurare una rinascita migliore: la morte quindi come inizio di una nuova vita.
Stupa di Boudhanath
Ogni giorno migliaia di pellegrini compiono la kora intorno a quella che è la stupa più grande di tutta l’Asia: qui, dove la cultura tibetana può esprimersi liberamente, le strade sono addobbate con le caratteristiche bandierine colorate e nell’aria risuona incessante il mantra om mani padme hum.
In passato questa stupa era un’importante stazione di posta lungo la rotta commerciale tra Lhasa e Kathmandu e i mercanti tibetani si recavano qui a pregare prima di affrontare gli alti passi himalayani; oggi invece, i tibetani che si incontrano sono per la maggior parte rifugiati in esilio a seguito dell’invasione cinese del 1959.
Il biglietto d’ingresso per i turisti stranieri è di 400 rupie e per avere uno sguardo dall’alto vale la pena sorseggiare un lassi – una fresca bevanda a base di yogurt e spezie – da una delle terrazze dei tanti ristoranti che si trovano intorno alla stupa.
Cosa vedere a Patan e dintorni
Patan
In passato città-stato fieramente indipendente, oggi Patan può essere considerata quasi un sobborgo di Kathmandu.
Molti si riferiscono a lei con l’originario nome sanscrito di Lalitpur che significa “città della bellezza” e Patan bella lo è davvero, a cominciare dalla sua Durban Square che – per fortuna – è stata solo lievemente danneggiata dal terremoto del 2015.
Anche qui, come a Kathmandu e Bhaktapur, per accedervi bisogna pagare un biglietto di 1000 rupie che le vale tutte: in questa piazza sono infatti concentrati tantissimi templi ed edifici dall’inconfondibile architettura newari, tra i più belli di tutto il Nepal.
L’ntero lato orientale dei Durbar Square è occupato dal Palazzo Reale: dietro l’elaborata facciata, con i suoi cornicioni sporgenti, le finestre scolpite e i delicati tramezzi lignei, si nasconde un sistema di cortili comunicanti tra i quali sorgono tre templi dedicati alla dea Taleju, la divinità più venerata dell’intera Valle.
Al cortile settentrionale, il Keshav Narayan Chowk, un tempo si accedeva tramite la Porta d’Oro che oggi invece conduce al Patan Museum, assolutamente da visitare anche solo per accedere alle gallerie superiori che offrono delle splendide vedute sui cortili interni e su tutta Durbar Square.
A sud del Patan Museum, si accede poi al Mul Chowk, il più grande e il più antico dei tre principali cortili del Palazzo Reale, e poi al Sundari Chowk, dischiuso intorno ad una vasca rituale superbamente decorata.
Affacciati su Durbar Square si trovano poi altri templi di straordinaria bellezza.
Il più importante e caratteristico è il Krishna Mandir, sviluppato su tre livelli con una serie di colonne che sostengono uno shikhara ovvero un’alta guglia a forma di pannocchia in uno stile dalla chiara influenza indiana.
Troviamo poi il Tempio di Bhimsen, dedicato al dio del commercio e facilmente riconoscibile per le sue finestre dorate, e il Tempio di Vishwanath dedicato a Shiva e decorato con sculture erotiche.
Prestate poi attenzione all’antica campana di Taleju: secondo la trazione ai sudditi era consentito suonarla per avvertire il sovrano del proprio malcontento.
Tempio di Dakshinkali
Il Tempio di Dakshinkali è un’importante meta di pellegrinaggio indù ed è comunemente conosciuto con il nome di “tempio dei sacrifici”.
Questo tempio è infatti dedicato a Kali, la più sanguinaria reincarnazione della dea Parvati: proprio per soddisfare la sua sete di sangue, i pellegrini offrono in sacrificio diversi animali (polli per la maggior parte) che i sacerdoti provvedono a decapitare con un colpo secco di machete.
Il sangue viene così offerto alla dea, mentre i pellegrini consumano con la propria famiglia la carne banchettando in suo onore: ai pellegrini più poveri, ma anche ai sempre più vegetariani che in Nepal stanno prendendo piede, è concesso offrire delle noci di cocco anziché un animale.
Se volete visitarlo ricordatevi che il sabato è il grande giorno sacrificale e anche il martedì vengono fatte molte offerte, per il resto della settimana Dakshinkali è un luogo tranquillo.
Solo gli indù possono però accedere nel cortile dove si trova la statua della dea Kali: i visitatori possono assistere ai sacrifici religiosi dalle terrazze circostanti, ma vi assicuro che anche solo sentire il rumore del machete è abbastanza inquietante.
Cosa vedere a Bhaktapur e dintorni
Bhaktapur
Tra le città-stato di tutta la Valle, Bhaktapur è a mio parere quella più affascinante e ricca di tesori, anche se sono ancora ben visibili i segni del terremoto del 2015.
Per accedere alla città vecchia il biglietto d’ingresso è di 1500 rupie ed è valido per sette giorni consecutivi: ricordatevi solo di farvi riportare il numero di passaporto sul retro del biglietto.
Il nome Bhaktapur significa “città dei devoti”: un appellativo particolarmente adatto ad una città che ospita ben tre piazze con alcuni tra i templi più belli di tutto il Nepal, espressione dell’architettura newari.
Il punto di partenza è anche qui Durbar Square, già duramente colpita dal disastroso terremoto del 1934 e ulteriormente danneggiata dal terribile terremoto del 2015 che ha distrutto numerosi edifici come il Tempio di Vatsala Durga e quello di Fasidega, di cui rimane davvero pochissimo.
Durbar Square è dominata dal Palazzo Reale a cui si accede tramite la stupefacente Porta d’Oro con una lavorazione così bella e raffinata che secondo la leggenda agli artigiani che ci lavorarono vennero tagliate le mani per non poter riprodurre da nessun’altra parte un capolavoro di tale bellezza.
La Porta d’Oro conduce ai cortili interni del Palazzo dalle 55 finestre, così chiamato per le elaborate finestre lignee che si aprono lungo tutto il piano superiore.
Raggiunto Mul Chowk, il cortile più antico del Palazzo, si trova il Tempio di Taleju, uno dei templi più sacri di Bhaktapur, il cui accesso è consentito solo agli indù, ma è comunque possibile ammirare l’ingresso e sbirciare all’interno ma senza scattare fotografie.
La seconda piazza da non perdere a Bhakthapur è Thachupal Tole con i suoi elaborati edifici di legno: su tutti spicca la celebre Finestra del Pavone, splendido esempio dell’arte dell’intaglio nepalese che gli è valsa la nomea di Monna Lisa del Nepal (ok, forse il paragone è un po’ azzardato…!)
Qui si trovano inoltre altri due importanti templi: il Tempio di Dattatreya, dedicato a una divinità ibrida in cui si fondono elementi di Brahma, Vishnu, Shiva e il Tempio di Bhimsen, dedicato al dio del commercio.
Taumadhi Tole è la terza piazza della città: qui spicca il Tempio di Nyatapola che con i suoi cinque piani è uno degli edifici più alti di tutta la Valle.
Questo tempio è dedicato all’incarnazione sanguinaria della dea Parvati: la sua statua è talmente terrificante che solo i sacerdoti sono ammessi all’interno, ma non mancate comunque di salire la scalinata fiancheggiata da statue di pietra raffiguranti i suoi guardiani protettori, elefanti, leoni e grifoni, per godere di un punto panoramico privilegiato.
Dall’altro lato della piazza si trova invece il Tempio di Bhairabnath, dedicato a Bhairab, la feroce incarnazione di Shiva: la facciata del tempio è custodita da due leoni d’ottone che reggono la bandiera nepalese, l’unica tra tutti i paesi del mondo a non essere rettangolare, mentre la pagoda principale è completamente crollata ed è attualmente in fase di ricostruzione.
Ma Bhaktapur è da scoprire girovagando tra i suoi vicoli e le sue stradine piene di negozi e templi minori che conducono a dei veri e propri tesori nascosti come Pottery Square, la piazza dei vasai.
Di solito completamente ricoperta di vasi messi al sole ad asciugare, qui è possibile ammirare i tornitori di ceramica all’opera nelle loro creazioni.
Tempio di Changu Narayan
Dichiarato Patrimonio UNESCO, il Tempio di Changhu Narayan sembra essere il tempio indù ancora utilizzato più antico di tutta la Valle.
Purtroppo ha subito gravi danni dall’ultimo terremoto e sono in corso i lavori di ristrutturazione, ma è comunque visitabile (biglietto d’ingresso 300 rupie).
Situato a soli 6 chilometri da Bhaktapur, lo si vede svettare sulla cima di uno stretto crinale: costruito nello stile delle pagode a due piani, l’edificio principale è sorvegliato da coppie di animali mitologici – leoni, elefanti e grifoni – e le travi del tetto sono riccamente decorate con intagli che raffigurano le varie divinità tantriche.
La statua custodita al suo interno raffigura Vishnu nella sua incarnazione di Narayan, il creatore di tutti gli esseri viventi, ma anche qui l’accesso è consentito soltanto agli indù.
Vista la vicinanza con Bhaktapur noi siamo poi ritornati in città facendo una bellissima passeggiata, tutta in discesa, tra le stradine che attraversano le risaie e i campi coltivati.
Thimi
In passato Thimi era la quarta città più grande della Valle di Kathmandu, mentre oggi è una cittadina tranquilla e rilassata.
Il suo nome attuale deriva da un’espressione newari che significa “persone capaci” e ben si adatta a quella che è una città rinomata per la produzione di ceramiche e di maschere di cartapesta.
Il tempio più famoso di Thimi è il cinquecentesco Tempio di Balkumari e da qui un passaggio conduce alla suggestiva piazza dei vasai, simile alla Pottery Square di Bhaktapur.
Tempio di Budhanilkantha
Budhanilkantha è per il momento defilato dai principali itinerari turistici e per questa ragione conserva ancora un’atmosfera autenticamente mistica e unica nel suo genere.
Il fulcro devozionale è l’imponente statua di Vishnu disteso, lunga circa 5 metri e ricavata da un unico blocco di pietra nera, che galleggia nella vasca sacra posta in mezzo al tempio.
Solo gli indù possono avvicinarsi alla statua per offrire frutta e ghirlande di fiori, ma i visitatori possono ammirarla affacciandosi sulla recinzione che circonda la vasca.
Qui ogni mattina è possibile inoltre assistere al suggestivo rito della vestizione della statua da parte dei giovani bramini: la testa viene finemente truccata e decorata con gioielli, la bocca bagnata con latte a acqua, mentre il corpo viene adornato con teli arancioni e ghirlande di fiori.
Un viaggio in Nepal è un viaggio speciale: un viaggio in un paese con una cultura lontanissima dalla nostra, un paese povero, poverissimo, ma dove le persone, nonostante le difficoltà di ogni giorno, hanno il cuore grande e lo sguardo limpido.
Un viaggio che vi rimarrà per sempre nel cuore.
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